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Presentazione del volume
Ante et post Lunam. III
Archeologia dei marmi apuani - l'evo antico

Seravezza, 1° giugno 2012

 


documenti consultabili:

atti del volume
fotocronaca




 


Il terzo atto degli incontri di "Ante et post Lunam", dedicato all' Archeologia dei marmi apuani - l'evo antico, non ha avuto un convegno iniziale di illustrazione dei contributi scientifici e una successiva presentazione degli atti.  Il tutto è stato raccolto in un unico evento simultaneo, lasciando all'unico relatore il compito di sintetizzare al pubblico i risultati conseguiti dai vari articoli presenti nella raccolta monografica.
 


La collezione di studi e ricerche nata e cresciuta sotto il titolo Ante et post Lunam propone questo terzo volume della serie, dedicato alla memoria di tre valenti studiosi – scomparsi durante il 2010 – che hanno partecipato ai precedenti convegni e pubblicato propri contributi su Acta apuana. È sembrato per noi naturale, se non doveroso, celebrarne il ricordo nel frontespizio del presente numero, con i nomi e gli anni estremi della loro intensa vita.
Il terzo volume di Ante et post Lunam esce purtroppo con un ritardo inconsueto rispetto al passato. Varie e di diverso peso sono le ragioni del rallentamento nella scansione delle pubblicazioni, comunque per niente riferibili a quella stanchezza editoriale che spesso accompagna le riviste scientifiche, comprese le più alte e celebrate.
Non ha inciso la parabola discendente e poi il definitivo tramonto del progetto “Parco archeologico delle Alpi Apuane”, alla cui istituzione avevano reso copiosa messe di idee e di contenuti gli Atti dei due precedenti Convegni. Anzi, sarebbe stato opportuno subito replicare all’ignoranza degli uomini responsabili del danno subito, con un nuovo incedere di iniziative, nello stesso campo e nella medesima direzione di marcia, nonostante il clima di indifferenza diffusa verso simili progetti culturali.
Oggi più di ieri, il marmo delle Apuane necessita di una promozione impostata sui grandi valori di storia e di tradizione che si reca dietro, senza i quali è destinato ad una rapida eclissi produttiva, come forse già avvenuto in alcuni passaggi epocali del passato. La sfida alla globalizzazione invita a costruire insieme – nessuno escluso – modelli complessi d’innovazione e di integrazione possibile tra economia e natura, tra saperi tecnici e locali, tra culture diverse e in apparente contrasto.
Il “Parco archeologico” poteva costituire un valido strumento di valorizzazione della civiltà apuana del marmo. Qualcuno l’ha scambiato piuttosto per un limite normativo o funzionale alla propria competenza o libertà di azione. È noto come il rinnovamento degli scenari e l’ampliarsi del confronto spaventino spesso chi è impreparato al cambiamento, oppure chi teme di dover lasciare posizioni di privilegio.
Nessun risentimento dunque per la
chance lasciata cadere, solo il rammarico del tempo perduto, anche perché le buone idee trovano sempre altre valide occasioni per riemergere. Oggi umiliate e scarnificate, possono domani rivestirsi dei panni migliori e cogliere l’attimo favorevole di un’opportunità successiva. Proprio la ricerca del riscatto ulteriore, della seconda possibilità concessa, ha segnato gli ultimi anni di attività del Parco delle Alpi Apuane. Forse questa è stata la principale ragione dei diversi ritardi accusati nella propria missione, tra cui comprendere anche la pubblicazione differita del terzo volume di Ante et post Lunam.
Dal 2009 ad oggi, il Parco ha prodotto uno sforzo, mai visto prima, di riorganizzazione complessiva, dopo aver ripensato la propria presenza sul territorio. L’ha fatto su elementi concreti e non su programmazioni astratte, cercando soprattutto l’esemplarità delle azioni possibili e non la dispersione estensiva delle poche risorse disponibili. L’occasione per riflettere e poi ripartire di slancio è stata offerta dalla candidatura alla European and Global Geoparks Network, che svolge la propria attività sotto gli auspici dell’Unesco. L’eccellenza del patrimonio geologico da conservare e promuovere – cuore della stessa iniziativa – ha imposto di connettere prima e poi condurre a sistema diverse iniziative rimaste per lungo tempo slegate e quasi indipendenti. Nella ripartenza successiva è sembrato logico riprendere e riproporre, sotto una veste rinnovata, quanto di valido e di utile era stato espresso o progettato prima della riflessione.
Alla fine del 2011 – anno del riconoscimento internazionale del Parco in sede Unesco – tra le buone pratiche da porre in salvo c’è sicuramente Acta apuana e c’è pure Ante et post Lunam, con la storia irripetibile di una roccia speciale – il marmo delle Apuane – che ha ancora molto da dire e da raccontare.


Antonio Bartelletti

Direttore Parco Regionale delle Alpi Apuane